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Tempeste di sabbia, cosa sono e come si formano

Tempeste di sabbia, cosa sono e come si formano

Le tempeste di sabbia creano, in determinate condizioni, muri di polveri capaci di oscurare la visibilità e di creare seri problemi di salute.

Le tempeste di sabbia, haboob in arabo, sono fenomeni atmosferici unici tanto spettacolari, quanto potenzialmente spaventosi. Queste si verificano in genere nelle aree aride e semi-aride del pianeta quando le condizioni meteo si dimostrano favorevoli. I venti trasportano, poi, le polveri a migliaia di chilometri di distanza, così i rischi per salute umana e pianeta si moltiplicano.

Tempeste di sabbia, cosa sono e come si formano
@envatoelements

Quando si formano le tempeste di sabbia? 

Le tempeste di sabbia e polvere si formano quando dei forti venti sollevano particelle dal terreno e li trasportano per distanze importanti. Le raffiche devono soffiare ad almeno 55 km/h. L’umidità relativa dell’aria non può, invece, essere superiore al 70%. In presenza di queste condizioni, nelle regioni aride e semi-aride del pianeta, quando il vento sferza le distese di sabbia, si sollevano dei veri e propri muri di polvere. 

L’altezza dei turbini è in genere compresa tra 3 e 15 metri, ma in rari casi ha toccato quota un chilometro. A questo punto le particelle di dimensioni più significative si depositano nelle immediate vicinanze, mentre quelle più piccole viaggiano per migliaia di chilometri. Le prime restano, dunque, in sospensione per poche ore, mentre le seconde possono rimanere nell’aria per giorni interi. La durata degli eventi è molto variabile.

Tempeste di sabbia: dove si formano 

Le tempeste di sabbia sono eventi meteo tipici delle zone aride e semi-aride della Terra. Nord Africa, penisola arabica, Asia Centrale, Cina e Sud America sono le aree più soggette a tali fenomeni. A simili eventi non sono, però, estranei nemmeno gli Stati Uniti, con Kansas, Texas, Arizona e New Mexico in testa. Lo stesso vale per Australia e Sud Africa

Ogni anno i venti nel mondo sollevano da 1 a 3 miliardi di tonnellate di sabbia e il cambiamento climatico, con le aree colpite dalla desertificazione in continuo aumento, non fa altro che peggiorare le statistiche. Dato che le tempeste di sabbia si muovono a una velocità media di 40 km/h non stupisce che a essere interessate da esse siano anche zone relativamente lontane dagli ambienti “a rischio”.

Quali sono le conseguenze delle tempeste di sabbia? 

Le tempeste di sabbia possono avere conseguenze importanti su natura e umanità. Esse sono in grado, in primis, di modificare la quantità di raggi solari che raggiunge il suolo, dato che le polveri fanno da “filtro”. Depositandosi, le particelle risultano poi capaci di compromettere la fertilità del terreno, o, in certi casi, di aumentarla. Quest’ultima eventualità è collegata ai venti che trasportano la polvere del Sahara in Amazzonia

Le polveri in sospensione nell’aria nuocciono, purtroppo, anche all’uomo. Esse possono causare o aggravare le patologie respiratorie e, se sufficientemente piccole, arrivano a infiltrarsi nel flusso sanguigno. Quando si scatenano i turbini di sabbia inficiano, per altro, la visibilità, esponendo a rischi coloro che si spostano sulle strade.

Le tempeste di sabbia sono eventi con cui, purtroppo, dovremo abituarci a fare i conti. Le Nazioni Unite prevedono, infatti, che la frequenza e l’intensità di tali eventi aumenterà di pari passo con l’accelerazione del riscaldamento globale. Simili fatti rischiano di provocare importanti danni e mostrano, ancora una volta, quanto mitigare il cambiamento climatico debba essere considerata dai governi una priorità.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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